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Castità e Movimenti pro-vita

Una nuova ondata ha recentemente preso il sopravvento sui miei social media.  Molti dei miei amici ben intenzionati hanno empatizzato verso le milioni di vite perse a causa dell’aborto, sostenendo che questi numeri diminuirebbero, senza ombra di dubbio, se solo aumentassimo l’istruzione e l’accesso al controllo delle nascite.  La tesi da cui partono sostiene, in primo luogo, il fatto che una donna non debba abortire i propri bambini a meno che non rimanga incinta, ma questo assunto di base esclude a priori che si possa parlare di castità. Sento, non di rado, la frase secondo la quale “è impensabile” che uomini e donne non facciano sesso, ma questo concetto, in fondo, implica il fatto che si voglia proibire a qualcuno di fare qualcosa, quando invece lo si vorrebbe liberare e facendo elevare lo sguardo verso una virtà più alta: la carità.

Ho trascorso alcuni giorni a rimuginare su questo argomento, ben sapendo che, in fondo, sia tra le posizione pro-choice che tra quelle pro-vita esiste un modo di pensare largamente incentrato su una genuina volontà di ridurre il numero degli aborti nel mondo.  Tuttavia, resta il fatto che a partitre dalla sentenza Roe contro Wade (uno storico verdetto della Corte suprema degli Stati Uniti d’America sull’aborto) abbiamo vissuto in un mondo in cui 58 milioni di vite sono state sacrificate a causa dell’aborto.  Ciò significa che almeno 116 milioni di persone sono state direttamente colpite dall’aborto: sia i bambini che le loro madri le quali, spesso, si sentono costrette a vivere nella propria situazione (per non parlare dei padri).  E questa cifre sono, ovviamente, delle sottostime GROSSOLANE del fenomeno.  Mi basta pensare anche solo ai miei amici e già mi rendo conto che essi hanno avuto un impatto nel mondo che va ben oltre la mia vita.  Allora mi chiedo: quante vite sono state derubate del dono di UNA SOLA persona che è stata sacrificata a causa dell’aborto?  La perdita è incalcolabile … e siamo costretti a moltiplicarla per 58 milioni di volte.

Penso che entrambe le posizioni pro-choice e pro-vita siano decisamente d’accordo sul fatto che i numeri di cui sopra sono cifre tragiche.  Ma, se separiamo il movimento pro-vita dalla virtù della castità, allora ne consegue, logicamente, il fatto che dovremmo aumentare l’accesso ai metodi contraccettivi per impedire, prima di tutto, le gravidanze e dovremmo ignorare la ricerca che mostra il fatto che la promozione del controllo delle nascite è inefficace.

Ma perché così tanti di noi sostengono che non ci si possa aspettare che uomini e donne si astengano dall’attività sessuale?  Questo argomento sembra reggere su un’arida antropologia, e crea un livello di aspettativa molto bassa rispetto a quello che potremmo augurare sia all’ uomo che alla donna perché abbiamo paura che le persone non possano vivere secondo standard più elevati.  Ma perché?  E se siamo veramente appiattiti su questo basso livello antropologico, allora perché milioni di giovani ritornano alla castità?  Il motivo è dovuto al fatto che la Chiesa e i movimenti pro-vita sono riusciti in a infiltrarci con un’efficace paura verso la gravidanza al punto da farci astenere dall’attività sessuale?

La risposta è, no, certo che no.  Se iniziamo con un argomento che dice “Non fare sesso perché potresti rimanere incinta …” allora concordo pienamente che 1) questo argomento non è molto efficace e 2) La contraccezione facilmente accessibile sembra una risposta ovvia.  MA, il sesso è così meravigliosamente legato alla nostra identità, al nostro desiderio di permanenza, al nostro desiderio di un amore che è sostenuto, infinito ed esclusivo.  Il sesso è anche meravigliosamente appagante in quanto offre un piacere incredibile.  Molti di noi hanno visto chiarmanete e altri, purtroppo, hanno sperimentato la senzazione di essere stati derubati quando il sesso avveniva al di fuori delllo scopo per cui è nato (migliorare l’unità, la permanenza, l’esclusività e l’amore generativo).  Questo tipo di esperienza negativa non è appagante e, anzi, sappiamo di vivere in una società che relativizza quel dolore e ci dice che non dovremmo aspettarci molto di più da noi stessi.

Ma noi siamo stati creati per molto di più del mero controllo delle nascite e della prevenzione delle gravidanze, quindi non dobbiamo preoccuparci di mantenere degli standard di castità elevati (ma infinitamente più liberi e libernanti).  Siamo stati fatti per un’esperienza vissuta di amore e di bellezza permanenti.  Quando diminuiamo queste aspettative, quando non ci atteniamo a questa bellezza e non attiriamo ad essa gli altri, allora non li amiamo davvero.  E’ come se dicessimo loro che, in fondo, sono inferiori a noi e magari sono anche bravi nel raggiungere determinate standard, ma in fondo non ce la faranno mai.

Quindi, in definitiva, l’argomento che sostiene il maggiore accesso al controllo delle nascite manca davvero il punto della questione.  Ed è per questo motivo che il movimento pro-vita che dà la priorità alle 58 milioni di vite, ma al tempo stesso sostiene, in gran parte, la castità prima del matrimonio (menzionerò sommessamenta che meno dell’ 1% degli aborti è dovuto a stupri / incesti … e non credo che la nostra risposta  a quelle ragazze possa essere semplicemente il controllo delle nascite).  E il motivo è semplicemente perché siamo fatti per qualcosa di più grande e quindi dovremmo anelare a qualcosa di più elevato.  Non voglio sciupare la mia vita per meno di quello per cui sono stata creata ovvero l’amore, quello che dura, che mi sceglie, che crea la vita e non la morte.
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Adrianna Garcia è una studentessa del Master of Divinity all’Università di Notre Dame.  Adrianna , prima di tornare a Notre Dame per la laurea, ha prestato servizio per quattro anni presso la Marina degli Stati Uniti.  Adora le escursioni e la divina liturgia e si appassiona nel condividere Gesù Cristo con tutti quelli che incontra.